martedì 29 maggio 2012

Vite "feline"...!

Avete presente quando spesso si sente parlare della cosiddetta "giungla metropolitana"?
Ecco, io ho sempre pensato che si trattasse di una sorta di mito, di leggenda popolare, di metafora colorita, per indicare la meravigliosa varietà di forme e colori che il mondo ci regala.
Invece no.
La giungla metropolitana c'è.
Esiste davvero e io l'ho vista.
E per capirlo mi sono bastati meno di quindici minuti.
Il tempo che il mio treno arrivasse è stato sufficiente a mostrarmi come la gente sia abituata a sfoggiare decorazioni animalier con una disinvoltura... destabilizzante.



Intendiamoci, io adoro l'animalier.
A piccole dosi, come ogni cosa.
Tessuti zebrati, tigrati, leopardati.
A quanto parte, molti si sentono un pò animali al giorno d'oggi, tanto che per un attimo, continuando a guardarmi intorno, mi è sembrato di essere in uno zoo.
O magari di aver preso parte ad un Cosplay del Libro della Giungla senza essermene resa conto.

Diamoci una calmata, gente.
Perchè il cardigan zebrato su una gonna a pieghe viola non si può guardare (e io vi giuro, VI GIURO, che l'ho visto!).
La sciarpa leopardata, con tanto di cinta abbinata, segna forse il massimo grado di coattaggine possibile.
La borsa a macchie di ghepardo sulla tuta dell'Adidas è qualcosa di umanamente inconcepibile.
I pantacollant zebrati... no. Non ce la faccio.
Tocca stare attenti.
Perchè tra tutte queste zebre, tigri e ghepardi rischiamo di essere morse da un momento all'altro...

domenica 27 maggio 2012

Moda sotto esame#2... Durante l'esame.

Dato il discreto successo di"Moda sotto esame", ho pensato che fosse giusto completare il quadro della situazione aggiungendo un post in cui si parlasse sempre della moda delle studentesse, sì, ma stavolta di come le ragazze di solito si vestono durante gli esami.
Se si inizia una cosa, tanto vale finirla per bene, no?
Ma questa volta la questione è diversa, gente.
Perchè se durante la fase studio, noi studentesse possiamo essere racchiuse in un'unica categoria - quella delle amebe giallestre -, quando si tratta di presentarsi all'esame, le ragazze si dividono in tre categorie.

Categoria uno: le maestrine.
Sì, esatto. Avete letto bene.
Le maestrine sono quelle che il pomeriggio prima dell'esame, dopo aver studiato per giorni e giorni senza sosta, raggiungendo il sopracitato livello- ameba, mollano tutti i libri, chiudono tutti i quadermi, bruciano i postit e si rinchiudono per quattro-cinque ore in bagno, dando inizio ad un processo di ristrutturazione che le riporterà dallo stato ameba allo stato umano.
Con armi efficienti ( pinzetta per le sopracciglia in una mano e piastra per i capelli nell'altra), le maestrine riescono a presentarsi davanti al professore in modo quasi decente.
Le maestrine scelgono in anticipo quello che indosseranno; anzi, spesso hanno una vera e propria divisa preimpostata: camicia a mezze maniche e jeans, camicia a mezze maniche con gonna al ginocchio (questo dettaglio è importante, in quanto segna la differenza con la terza categoria, di cui parleremo a breve).
Camicie stirate perfettamente, borsa abbinata, scarpe "serie"... ordinate, serie, pulite, facilmente scambiabili per membri della CIA in borghese.
Riconoscere una maestrina e' facile... di solito sono quelle profumate.
Sono quelle ragazze dallo sguardo isterico, ma con i capelli piastrati; quelle con le occhiaie, ma il lucidalabbra perfettamente sistemato.
Il loro motto è: "se proprio mi deve bocciare, prof, voglio che lei mi guardi negli occhi, non da sopra dieci centimetri di sopracciglia".

Seconda categoria: le esaltate.
Le esaltate sono quelle ragazze a cui non passa nemmeno per l'anticamente del cervello di mollare i libri il giorno prima dell'esame per andarsi a fare la ceretta, trovano inconcepibile la scelta di perdere tempo per starsi a sistemare proprio il pomeriggio prima del grande giorno.
Riconoscere le esaltate è abbastanza facile: sono quelle che mordono,oppure che stanno sedute a sfogliare appunti fino a mezzo secondo prima che le chiamino in aula.
Cardigan grigio pantegana, jeans e coda di cavallo, le esaltate sono femamente convinte che l'abito non faccia il monaco, anzi... secondo loro, un accenno di trascuratezza è quasi spia di un maggior studio.
Il loro motto è: "vede, prof? Ho i baffi, perchè non ho mollato lo studio della sua materia neanche per tre minuti!"

E poi... ci sono loro.
Terza categoria: le chissenefrega.
Le chissenefrega secondo me sono le migliori.
Sono quelle ragazze che arrivano in facoltà tranquille e rilassate, comodamente in calzoncini di jeans e tshirt, con l'aria di chi deve sbrigarsi a fare una commissione per togliersi il problema e andarsi a divertire.
Stavolta il motto ve lo dico prima, perchè penso sia abbastanza illuminante: "Prof, chissenefrega se mi bocci! Tanto il prossimo mese lo posso rifare!".
Le chissenefrega sono dunque quelle ragazze che negli appelli di giugno e luglio si presentano tranquillamente con le infradito ai piedi (GIURO che io le ho viste!), cosa che sarebbe in grado di far svenire una maestrina e disgustare un'esaltata, con le canottierine a fiorellini e gonne della lunghezza di una fascia per i capelli ("perchè tanto, chissenefrega! E' estate e io c'ho caldo!).
Altro dettaglio fondamentale: l'abbronzatura.
Le chissenefrega hanno un colore, contrariamente alle maestrine (che al massimo si concedono quella spolveratina di terra prima di uscire di casa) e le esaltate (che la terra non sanno neanche cos'è, dato che non hanno "tempo per pensare ai cosmetici, devo ripassare!"), che invece sfoggiano un poco invidiabile giallino scamorza.

Ebbene, credo che a grandi linee le tre categorie principali siano queste.
Ovviamente, si potrebbero incontrare le dovute eccezioni, ma per quanto mi riguarda, nell'attesa di entrare in aula e farmi massacrare dai prof, sono spesso circondata da chiessenefrega, esaltate e maestrine.
E voi, a che categoria pensare di appartenere?

Foto: Nara camicie

 

sabato 26 maggio 2012

My summer bag

Uff, che noia.
Sfogliare i giornali alla ricerca dell'ispirazione per una borsa nuova e trovarsi di fronte a modelle che sfoggiano borse di Gucci, pochette di Armani, bauletti di Miu Miu... (ok, non è per niente una noia: chi non ne vorrebbe una? E' inutile che negate).
Ma di fatto, quante di noi, aprendo l'armadio, possono giurare di dire:

"Toh! Mi serve una borsa, magari faccio un salto da Hermès!"

Oppure...

"Con queste scarpe ci starebbe benissimo quella Chanel che ho visto un paio di giorni fa. Sarà ancora aperta la boutique a quest'ora?"

Ecco, appunto. Quasi nessuno.
Quindi, nell'attesa di poter stringere tra le mani una Birkin, trovo che sia giusto goderci quelle linee estive, giovanili e chicchissime che il commercio della moda ci offre attualmente.
Tra le mie preferite del momento, c'è sicuramente la Kate di Liu Jo.
E va bene... ho sempre avuto un debole per le borse di Liu Jo (ho praticamente venerato la versione "gioiellata" invernale), per cui il mio giudizio in proposito potrà essere leggermente di parte.


Rosso scuro, verde petrolio, senape, blu (oh, blu! *-*), bianco sporco e beige (la foto non le mostra, ma ci sono anche in questi ultimi due colori), trovo che la Kate sia pratica e facilmente abbinabile.
Un'esplosione di colori per Guess.
Ammetto che la cosa mi ha piacevolmente colpito. Non  avevo particolarmente apprezzato la linea estiva dell'anno scorso, ma quest'anno ha recuperato alla grande, spaziando tra più temi e colori: dal floreale alla tinta unita, dalla tracolla al bauletto, dalla pochette alla shopping bag... non si può certo dire che Guess non abbia pensato a tutte le esigenze di noi fanciulline di città.


Ma, udite udite, al primo posto della mia shopping list c'è lei.
O meglio, lui.
Tipologia: bauletto.
Colore: rosso.
Marchio: Tosca Blu.
Commento: assolutamente adorabile.
Anche in questo caso, devo ammettere che già le decorazioni a cuori dello scorso anno mi erano piaciute parecchio, ma stavolta... il tessuto lucido, decorato da file e file di piccole e simpatiche melette è stato sufficiente a mandarmi in brodo di giuggiole.
E' disponibile in tre colori (rosso, bianco, blu) e varie forme (bauletto, tracolla, secchiello, barchetta)




Dunque... di proposte ce ne sono tante.
Basta soltanto guardarsi intorno e cercare al di là delle pagine patinate delle riviste.


venerdì 25 maggio 2012

La moda sotto esame.

E' inutile che fate finta di non sapere di cosa sto parlando, care.
E' inutile che alziate gli occhi al cielo, fingendo di non capire, se vi dico "pantaloni della tuta".
Oppure, maxi t-shirt con scritte improbabili.
Tipo quella acquistatata tre anni prima nel villaggio turistico, con tanto di "motto" dell'animazione stampato sulla schiena.
O quella con il logo del ristorante in cui lavoriamo nei fine settimana.
Magari una maglia che presenta una sbdola macchietta di candeggina... macchietta che crea un problema tanto grave da non permetterci di usare la t-shirt in pubblico, ma non abbastanza da vietarci di usarla in privato.
Quando studiamo, ad esempio.
Ed era esattamente qui che volevo arrivare.
Perchè, provate a negarlo, ogni ragazza ha due armadi: uno per la sua "parte-ragazza" e uno per la sua "parte- studentessa".
Ok, magari l'armadio è lo stesso, ma fidatevi: la divisione al suo interno è ben netta.


Perchè nell'armadio di ciascuna studentessa, proprio lì, sul fondo, c'è una piccola pila di indumenti ripiegati.
La pila del terrore.
Ecco, ogni studentessa, più o meno in questo periodo, è costretta a riesumare dal fondo dell'armadio la suddetta pila e ad indossare l'annuale divisa da desperate student.
Ma si sa, alle ragazze piace variare.
E quindi le studentesse sotto esame (me compresa) danno sfogo a tutta la loro creatività nel creare improbabili abbinamenti, che rischiano di far cadere in picchiata il proprio livello di autostimabarradignità, qualora si abbia l'immensa e devastante sfortuna di essere viste da qualcuno.
Ma questo è un rischio che noi ragazze siamo ben disposte a correre.
E dunque, via alla fantasia.
Pantaloncini sbrindellati con la vecchia maglietta della Nazionale di Calcio, comprata durante i Mondiali in uno slancio di nazionalismo.
Calzoncini di jeans accuratamente sfilacciati e leggermente malconci, ricavati da quelli che una volta erano jeasn INTERI e che noi abbiamo ingenuamente tagliuzzato e ridotto a brandelli, mentre nel frattempo ci maledicevamo per tutti gli anni trascorsi a guardare Art Attack.
O magari ci decidiamo ad indossare la maglia che lui ci ha regalato a S. Valentino. Sto parlando di quelle mostruosità kitsch che talvolta i ragazzi hanno la geniale idea di regalare alla propria girl, credendo di fare una cosa romantica (e non sapendo, in realtà, che l'unica reazione che ottengono è spesso un brivido... di orrore): quelle t-shirt abnormi (perchè poi i maschi non sanno mai regolarsi con le taglie. MAI), rigorosamente biache (e questo già basterebbe ad eliminarle in tronco),  e infine, la chicca proprio, con la gigantografia della vostra foto stampata sul davanti...
Perchè poi, diciamocelo: noi ragazze siamo sensibili.
E di conseguenza ci sentiamo in colpa a non utilizzare la maximagliafotata.
Per cui, all'inizio della fase studio la tiriamo fuori dal fondo dell'armadio e la indossiamo.
Quando sappiamo di non dover uscire, ovviamente.
Ah, e quando siamo sicure di non dover ricevere visite.
E cercando di non passare davanti agli specchi, possibilmente.
Ma l'abbigliamento è il minimo, care studentesse.
E voi lo sapete.
Perchè insieme a tutte le nostre meravigliose camice perfettamente stirate, insieme ai nostri vestiti, ai nostri pinocchietti, alle nostre scarpe nuove, alla nostre borse, spariscono anche altri beni di prima necessiatà.
Via cerette, strisce depilatorie e creme.
Via fondotinta, cipria, mascara.
Via lipgloss, via ombretti.
Via piastre per capelli, via bigodini, via tinture.
Via bracciali, anelli, collane.
Via gli smal... NO.
Gli smalti rimangono.
Rimarrà sempre un mistero per me, ma è davvero così.
Potrà succedere qualsiasi cosa.
Una studentessa sotto esame potrà alzarsi dalla sua scrivania, mettersi davanti ad uno specchio e ritrovarsi così... vestita in modo umiliante, con la ricrescita di tre centimetri e i capelli che la fanno sembrare un uccello grifone, con la carnagione simile a quella di Edward e le sopracciglia come quelle di Jacob (dopo la trasformazione, ovviamente), con gli occhiali da vista (troppo spreco di tempo ed energia indossare le lenti a contatto quando si deve restare a casa a studiare)... ma... in qualsiasi modo o meglio, sotto qualsiasi forma ci ritroviate, una studentessa che si rispetti avrà sempre le unghie inevitabilmente, assolutamente e impeccabilmente smaltate.




giovedì 24 maggio 2012

Prova...costume!

Sembrerà strano, ma ci stiamo avvicinando alla fine di maggio.
E sebbene questo tempo confuso non ci abbia ancora permesso di abbandonare definitivamente giubbini e soprabiti, credo sia opportuno avvantaggiarsi e iniziare a dare uno sguardo a loro: i costumi da bagno.
E per le ragazze che, come me, dovranno attendere fino a luglio inoltrato prima di sfoggiare la tanto ricercata mise-da-spiaggia, dico che non è mai troppo presto per dare un'occhiata in giro.

Al solito, i primi cataloghi che sono riuscita ad agguantare sono quelli di Calzedonia e Yamamay.
Trionfo di righe colorate per Calzedoni. Come ogni estate, il marchio riesce ad attrarre l'attenzione di quelle ragazze che, anche in spiaggia, vogliono mantenere un'immagine cool e sbarazzina.


Decisamente più eccentrica è invece la linea proposta da Yamamay. E la cosa non mi stupisce.
Devo ammettere che non sono una fan sfegatata di questo marchio, ma confesso che sfogliando il catalogo ho trovato proposte davvero interessanti per quanto riguarda l'ambito del beachwear.



Ma la vera rivelazione è stata...
Oysho.
Dal verde acido al verde petrolio, da rosso aragosta ad un turchese sgargiante...
La Summer Collection di Oysho mi ha davvero piacevolmente colpita.


Ma la vera chicca... è lui.
Due pezzi, rosa albicocca.
Fascia plissettata e slip con balza..
Deve essere mio, insomma.



Per cui se, nel lontano agosto, incontrerete una ragazza che zampetta in acqua sfoggiando questo costume (ovviamente, non dovrete fare caso all'abbronzura che-non-avrà... so che le studentesse, lavoratrici e studentesse-lavroratrici mi capiranno)...bè, potrebbe essere la sottoscritta.